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Giustizia riparativa: un nuovo modo di fare giustizia Giustizia riparativa
La “riforma Cartabia”, è il disegno di legge per la riforma della giustizia approvato il 23 settembre 2021 dopo un lungo e contrastato dibattito, e delega al Governo, il compito di emanare “decreti legislativi recanti una disciplina organica della giustizia riparativa”.
La giustizia riparativa resta di fatto un oggetto sconosciuto ai più; spesso viene schiacciata sull’idea di perdono, oppure s’immagina che mascheri forme di indulgenza eccessiva verso i criminali; qualcuno l’associa all’abolizione del carcere e delle pene tout court. E viene da chiedersi quale presa possa avere in un paese in cui, davanti all’indignazione popolare per reati gravi, la prima risposta resta sempre e comunque introdurre nuove pene o inasprire quelle esistenti.
Iniziamo da individuare alcuni “capisaldi” della giustizia riparativa: È un modello relazionale, che prevede il coinvolgimento di vittima e carnefice nella soluzione del conflitto. Esso si fonda sull’interazione e sul riconoscimento reciproco, e mette al centro l’impegno a “riparare”.
Pone particolare attenzione al danno provocato o subito e ai bisogni della vittima, enfatizzando il percorso di assunzione di responsabilità; Allarga lo sguardo intorno al reato, grazie al coinvolgimento della comunità, e ha una forte proiezione verso il futuro. Si chiama in inglese restorative justice ovvero “curare” le ferite di cui soffre il genere umano.
Vediamo ora quali sono i modelli d’azione principali del paradigma riparativo in circostanze “ordinarie”:
1) La mediazione tra vittima e autore di reato (victim-offender mediation, VOM). È la tipologia d’intervento più nota e spesso in Italia, il concetto di mediazione si sovrappone a quello di giustizia riparativa. Questo si basa molte voltesullo storytelling, sulla condivisione di emozioni e la comprensione del vissuto dell’altro. Si accoglie senza giudizio la sofferenza delle parti, e ciascuno ha la possibilità di sentire l’altra versione del conflitto.
L’incontro dev’essere liberamente scelto da entrambe le parti, informate riguardo a tutti gli aspetti del processo e che hanno la possibilità di interromperlo in qualunque momento. L’incontro si svolge alla presenza di un soggetto terzo, formato per gestire la mediazione. La situazione può scaldarsi, per questo l’incontro va preparato anche con diverse sessioni preliminari.
2) I circles o conferencing riuniscono e rimettono insieme i diversi attori di un evento conflittuale, per esempio rei, vittime, funzionari di polizia, rappresentanti della comunità. Questo permette di aiutarli a comunicare tra loro ed elaborare una soluzione costruttiva condivisa per “riparare” lo strappo.
3) Sentencing circles, o “consigli commisurativi”, uno dei principali istituti del paradigma riparativo a base realmente comunitaria, attraverso cui la comunità partecipa, insieme alla vittima, nel determinare forme e modi della riparazione, affinché siano davvero plasmati sui bisogni di tutte le parti coinvolte. Al circle partecipano anche il giudice e il pubblico ministero, nonché i funzionari dei servizi sociali.